Crescono le banche e migliora la situazione dei crediti deteriorati

Le condizioni macroeconomiche migliorano, portando effetti positivi sulla qualità del credito delle banche italiane. Il bollettino economico della Banca d’Italia, infatti, rivela che nel secondo trimestre 2017 il flusso dei crediti deteriorati (al netto di fattori stagionali ed in ragione d’anno) è sceso al 2,0%, in linea con il valore medio del periodo precedente alla crisi finanziaria globale.

Secondo Bankitalia, «per il complesso dei gruppi classificati come significativi ai fini di vigilanza l’incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti è ulteriormente diminuita nel secondo trimestre, sia al lordo delle rettifiche di valore (16,5%, dal 17,5 del primo trimestre) sia al netto (8,2%, dal 9,2)».

Il calo dei crediti deteriorati è anche effetto dell’esito della liquidazione di due istituti (Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza) chiusi lo scorso giugno. I benefici sono stati registrati a seguito del passaggio dei crediti deteriorati alla Società per la gestione di attività Spa, specializzata proprio nel recupero di tali crediti ed interamente controllata dal Ministero dell’Economia. Si attendono ulteriori benefici legati alle ulteriori cessioni di crediti previste per i prossimi mesi, che interessano anche intermediari di grade dimensione. Il tasso di copertura delle esposizioni deteriorate (rappresentato dal rapporto tra rettifiche e consistenza dei prestiti deteriorati) cresce dal 52,8 al 55,3%.

I mercati finanziari italiani migliorano grazie ai segnali di crescita, estremamente favorevoli. Negli ultimi dodici mesi, le quotazioni relative alle banche italiane, cresciute di oltre il 51%, si sono rivelate più alte di quelle della borsa italiana, e di altre borse in tutta Europa. Tuttavia, nel mese di ottobre si è invece registrato un indebolimento dovuto al comunicato del Consiglio di vigilanza della BCE inerente le linee guida sulla gestione dei crediti deteriorati. Anche per il terzo trimestre del 2017, Bankitalia rileva «una dinamica del prodotto robusta, con una crescita valutabile attorno allo 0,5%», ed un conseguente aumento del PIL.