IRI 2017. Alla scoperta della flat tax

È da circa sessant’anni che se ne parla, ma abbiamo dovuto aspettare la Legge di Stabilità 2017 per averla. Parliamo dell’IRI, la flat tax sul reddito degli imprenditori che mette sullo stesso piano le ditte individuali e le società di capitali.

Che cos’è, come funziona e perché potrebbe aiutare le imprese a investire nella crescita? Lo scopriamo subito in questo post.

Che cos’è la flat tax?

L’idea risale al 1956, anno in cui l’economista americano Milton Friedman propose il primo modello di flat tax, un’aliquota unica da applicare ai redditi di famiglie e delle imprese, in sostituzione al modello progressivo in base al reddito.

La flat tax è, oggi come allora, una tassa “piatta”. E per piatta intendiamo che è uguale per tutti e che tutti, dalle ditte individuali alle società di capitali, la devono pagare. L’imposta, introdotta dalla Legge di Stabilità 2017, è pari al 24% del reddito che viene lasciato in azienda.

In Italia se n’è parlato tanto ma si è dovuto aspettare diversi anni per averla. La ragione principale è una, ed è piuttosto seria, si chiama Costituzione. La nostra legge fa esplicito riferimento a un sistema contributivo proporzionale al reddito dei contribuenti. L’IRI ha dovuto, quindi, scavalcare una barriera piuttosto imponente, e questo ha richiesto il suo tempo.

Ora che abbiamo compreso meglio cos’è un’imposta “piatta” ci resta solo da capire chi la deve pagare.

Come viene applicata l’IRI?

L’IRI al 24% si applica agli utili che rimangono all’interno dell’azienda, e spetta a qualsiasi tipologia di impresa:

  • società in nome collettivo;
  • società semplici;
  • società di fatto;
  • ditte individuali.

Per farla ancora più semplice, l’IRI si sostituisce all’IRPEF, l’imposta progressiva che varia dal 23% al 43%. Questo comporta, per tante imprese, un bel risparmio sulle tasse. Risparmio che può essere investito in crescita. Ti diamo subito qualche numero che ti aiuterà a capire in quanti potranno beneficiarne.

I vantaggi e i numeri dell’IRI

Secondo i dati raccolti dalla Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola Media Impresa (CNA) le attività che potrebbero trarre giovamento dall’IRI 2017 sono circa mezzo milione. Secondo le stime a beneficiarne sarebbero 400.000 imprese individuali e 126.000 società di persone. Per tutte queste realtà la percentuale del reddito “mangiata” dalle tasse calerebbe di ben due punti percentuali, dal 62% al 60,3%.

Queste le previsioni. Quello che è certo è che l’IRI consentirà di livellare la tassazione sul reddito delle imprese e permetterà a tante di loro di risparmiare. Un vantaggio non da poco, perché a meno tasse corrispondono più possibilità di investimento. E a maggiori possibilità di investimento corrisponde una crescita economica delle imprese e dell’intero Paese.

La strada è stata lunga, ora ci auguriamo di raggiungere la meta, e che i benefici prospettati dall’IRI si trasformino in realtà.

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